Non solo USA

Serial killer italiani

Se gli stati uniti detengono il poco invidiabile primato nella triste classifica degli omicidi seriali, raccogliendo da soli il 60% della casistica di serial killer, il nostro paese detiene insieme alla G.B. il secondo posto con poco più del 5% dei casi. Nell’ultimo secolo sono stati identificati e catturati più di 50 assassini, responsabili della morte di oltre 200 innocenti. Per quanto riguarda la distribuzione geografica oltre i 2 terzi dei casi si registrano nel nord del paese, con la Lombardia in testa; non vi è sostanziale differenza fra centro e sud italia

Già alla fine degli anni 30 le cronache nazionali furono sconvolte dalla follia omicida di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, una criminale che uccise tre sue amiche con un colpo d’accetta alla testa. I corpi delle vittime fatti a pezzi venivano sciolti in acqua bollente con soda caustica e trasformati così in sapone e il sangue mescolato a zucchero diventava la base di ottimi dolci.

Le vittime della Cianciulli
La vasca per la saponificazione delle vittime

Pochi anni dopo Ernesto Picchioni diventerà un nome noto alla cronaca: tranquillo contadino della campagna romana, cospargeva di chiodi le strade nei pressi del suo casolare e uccideva con una fucilata gli sfortunati passanti in bicicletta che si erano fermati per chiedere soccorso.

Ernesto Picchioni

Vitalino Morandini, il mostro di Pontoglio, vanta il primato di essere l’unico serial killer degli anni ’50: la sua furia assassina si scatenò nei confronti di famiglie che vivevano in case isolate nelle valli nei pressi di Bergamo. La sua firma era inconfondibile: dopo aver derubato e ucciso con un piccone i componenti delle famiglie, le loro case venivano date alle fiamme.

Carlo Panfilla è considerato il più classico dei serial killer degli anni ‘70: le sue vittime furono sterminate infatti senza alcun motivo, rispondendo ad un impulso omicida irrazionale. Vagando con il motorino tra Campania e Molise lascerà sul suo cammino ben sette cadaveri uccisi con un colpo di pistola solo perché lo avevano guardato storto.

Gli anni ’70  furono teatro delle gesta folli di un altro criminale: Antonio Cianci la cui violenza assassina si indirizzò esclusivamente su uomini in divisa: appassionato di pistole e film western, Cianci uccise 3 carabinieri e 1 guardia giurata per dimostrare il proprio coraggio.

Roberto Succo

È negli anni ’80 che il nome di Roberto Succo diventerà tristemente famoso: il killer dopo aver ucciso barbaramente i genitori, seminò il panico in Italia e Francia dove fuggì lasciando dietro di sé un macabro elenco di omicidi. Il film della folle esistenza del Mostro di Mestre presentato al festival di Cannes descrive fedelmente il delirio di un uomo che si definiva un killer che di mestiere ammazzava la gente.

Siamo negli anni ’90 quando il rambo di Torino, Franco Fuschi, decise di sperimentare l’efficacia delle sue armi direttamente su corpi umani: i suoi omicidi sono dettati dal piacere di prendere la mira su un bersaglio umano e vederlo cadere giù come un fantoccio.

Ma è senza dubbio Donato Bilancia a vantare il privilegio di essere l’assassino italiano con il maggior numero di vittime a carico in un lasso di tempo minimo: dall’ottobre del 1997 all’aprile del 1998 infatti il killer della Liguria colpisce ben 17 volte senza mai sbagliare un colpo. Le sue vittime sono prostitute e donne che viaggiano sole in treno: la loro esecuzione avviene con un colpo alla nuca senza alcuna traccia di un rapporto sessuale. Psicopatico, alcolizzato e pronto ad uccidere per vendetta e per guadagno, Donato Bilancia, condannato a 13 ergastoli, rappresenta uno dei più pericolosi serial killer dei nostri tempi.

Non possiamo non menzionare in questa sezione dedicata ai serial killer italiani uno dei più famosi e discussi casi dell’ultimo ventennio: la vicenda del mostro di Firenze. Molto è stato scritto sugli omicidi ma le ipotesi sull’identità del personaggio ancora oggi stentano a trovare risposte certe. Il mistero che avvolge la vicenda del mostro e dei suoi compagni di merenda ha lasciato aperti interrogativi di cui forse non conosceremo mai la soluzione.

Un vivace dibattito è tuttora aperto sul numero dei s.k. attivi e non ancora riconosciuti. Alcuni ricercatori lo stimano fra i 30 e i 50, gli investigatori delle unità specializzate ritengono non superino la decina. Questa ultima ipotesi appare probabilmente la più fondata

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